L’ordinario di politica economica all’Università di Bologna scrive una lettera ai propri studenti per denunciare un sistema di impunità.

Lucio Picci, docente di Politica economica all’Università di Bologna, ha deciso di rompere il silenzio e di sottrarsi alla complicità di un sistema che garantisce l’impunità del plagio. Indirizzando una lettera agli studenti che si accingono a frequentare il nuovo anno accademico, il professore scrive: “Non vigilerò per evitare che voi copiate, durante l’esame o nel preparare altri testi scritti. Non posso chiedere a voi il rispetto di regole che l’Università di Bologna permette a noi professori di violare”.

Pertanto, si tratta di una protesta e di un’azione di obiezione di coscienza, rivolta proprio contro gli insegnanti “copioni” dell’Università, che godono di un trattamento riservato rispetto agli studenti.

Inoltre, Lucio Picci ha fornito un dossier dettagliato per smascherare “una fitta rete di connivenze che, attraverso la segretezza, conduce al sistematico mancato accertamento dei casi di plagio e al loro occultamento”, incentivando le pratiche illegali.

Si tratta di regole non valide per tutti dal momento che, mentre il plagio dei docenti passa sotto silenzio, quello degli studenti sorpresi a copiare viene sanzionato, come testimonia la sospensione per tre mesi inflitta a una studentessa proprio dall’Università di Bologna, scoperta, nel corso di un esame, col telefono e un auricolare nascosto.

Attualmente, tali denunce sono state ignorate dalla stessa Università, i cui vertici hanno preferito astenersi da commenti, mentre gli studenti hanno preferito convincere il professore a ripensarci e ad applicare le regole di sorveglianza durante gli esami.